Queste, in sintesi, le richieste formulate nel corso del Convegno "Epatiti Summit 2010 - Un'emergenza sommersa: opinioni e strategie a confronto", organizzato al Senato in occasione della Giornata Mondiale delle Epatiti da associazioni di pazienti e mondo scientifico: EpaC Associazione Onlus di pazienti epatopatici, Associazione Italiana Gastroenterologi & Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (AIGO), Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE), Società Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (SIMaST), Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), Società Italiana di Medicina Generale (SIMG).
"Le epatiti B e C costituiscono una vera e propria ‘emergenza sommersa', con un forte impatto di salute pubblica, e necessitano di essere scoperte per tempo, per poterle affrontare e tenere sotto controllo", ha sottolineato Giampiero Carosi, Direttore dell'Istituto di Malattie Infettive e Tropicali all'Università di Brescia e Presidente SIMaST. "La strada è quella di identificare i portatori del virus attraverso lo screening delle persone ad alto rischio di infezione, promuovendo nel contempo adeguati interventi di informazione e di sensibilizzazione della popolazione", ha proseguito. "Per questo è necessario un forte impegno congiunto da parte di Istituzioni, mondo scientifico, associazioni di volontariato", ha aggiunto Carosi. Si stima che in Italia vivano circa 2 milioni di persone con infezione cronica da virus epatitici HBV e HCV. "Circa 600.000 sarebbero i portatori del virus dell'epatite B e 1.600.000 quelli del virus dell'epatite C", ha ricordato Alfonso Mele, Direttore del Reparto di Epidemiologia Clinica e Linee Guida, dell'Istituto Superiore di Sanità.
La maggior parte di queste persone non sa di aver contratto l'infezione, dal momento che le epatiti virali croniche rimangono spesso silenti per lunghi anni. Tuttavia, una parte dei portatori manifesta la malattia sotto forma di cirrosi epatica - "230.000 sono i casi in Italia nell'infezione da HCV e 100.000 nella HBV", ha detto ancora Mele - scompenso e tumore del fegato, che si traducono in circa 10.000 decessi ogni anno.
Una profonda analisi del problema è stata realizzata nel Documento di Indirizzo "Epatiti: un'emergenza sommersa", nato dalla collaborazione tra tutte le organizzazioni promotrici del Convegno, con l'obiettivo di suscitare nella popolazione, nella classe medica e nell'Autorità sanitaria la coscienza di un problema generalmente trascurato. L'elaborato è stato presentato a nome del gruppo di lavoro da Mario Rizzetto, Direttore della Divisione di Gastroepatologia all'Ospedale Molinette di Torino. "Il documento - ha spiegato Rizzetto - è nato dall'esigenza di fare luce sugli aspetti più critici della prevenzione e della gestione delle infezioni da HBV e HCV, al fine di identificare gli strumenti per correggere e migliorare il controllo di quello che è un vero e proprio problema ad elevato impatto, che tuttavia ha sinora ricevuto scarsa attenzione nei piani di politica sanitaria e di supporto alla ricerca scientifica. La lotta a malattie infettive meno rilevanti da un punto di vista numerico, ma di grande effetto emotivo e mediatico come l'AIDS, che provoca in Italia circa 200 decessi l'anno a fronte dei circa 10.000 attribuibili alle epatiti, può contare su un dispiegamento di forze decisamente più imponente", ha concluso.
Le epatiti virali B e C rappresentano non solo un problema di ordine clinico-medico, o di sanità pubblica, ma "un devastante problema sociale con un serio impatto sul rapporto quotidiano della persona che si scopre positiva con il mondo che la circonda", ha testimoniato Ivan Gardini, Presidente dell'Associazione dei pazienti epatopatici EpaC. "Paure, ansie, sensi di colpa, la consapevolezza di convivere con un qualche cosa di potenzialmente pericoloso per sé e per gli altri, spesso dominano la vita dei malati e dei loro familiari, con un evidente peggioramento della sua qualità, sotto tutti i punti di vista", ha aggiunto. E ha concluso: "Non a caso, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo a punto una risoluzione discussa proprio in questi giorni finalizzata al riconoscimento delle epatiti come una priorità sanitaria globale e a uniformare gli sforzi per sconfiggerla, determinando sostanziali cambiamenti nelle politiche di prevenzione e informazione adottate dai Governi dei singoli Stati."
"La qualità di vita delle persone con epatite B e C è inferiore alla norma della popolazione", ha spiegato Lorenzo Mantovani, Farmacoeconomista del CIRFF, Università Federico II di Napoli. "Quando le epatiti B e C vengono individuate e gestite correttamente, la qualità di vita dei pazienti è comunque assimilabile a quella delle altre malattie croniche. Peggiora invece sensibilmente, quando evolve in cirrosi epatica: in questo stadio, le cure sono spesso inefficaci e l'unica soluzione può essere il trapianto di fegato, che comunque può essere eseguito solo in una piccola parte di malati", ha dichiarato. "Le terapie efficaci nel prevenire le conseguenze delle epatiti hanno, peraltro, un profilo di costo-efficacia molto favorevole", ha concluso Mantovani. (chartabianca 14:38)