Bologna, 8 lug 2010 (L'Unione Sarda) - Un pezzo di Cagliari e del Cagliari del passato si è impossessato del Bfc Bologna, ovvero «la squadra che tremare il mondo fa», quella dei sette scudetti, e con grande nonchalance si è presentato davanti a una platea imponente (più di cento tra giornalisti, operatori tv e fotografi). Sergio Porcedda, cinquant'anni, cagliaritano, genitori di Sanluri, da ieri è ufficialmente il nuovo presidente del Bologna, controllato attraverso la società Asf, dove è confluito l'80 per cento delle azioni di proprietà della famiglia Menarini, debiti compresi, unica contropartita ottenuta dagli ex proprietari. «Sono qua per passione, non per business», ha esordito Porcedda. Parole misurate e entusiaste allo stesso tempo ma non sarà facile per l'imprenditore cagliaritano (che nel 2005 aveva tentato, senza successo, di entrare nel capitale azionario del Cagliari) conquistare una piazza esigente e diffidente. E che ha fatto a pezzi la famiglia Menarini, il padre Renzo e la figlia Francesca, rimproverandole la vicinanza a Luciano Moggi, costata la squalifica alla ex presidente e al papà. Ecco perché Porcedda si è affrettato a ribadire «sono solo», per dire che non è il prestanome di nessuno e che gli sforzi per conquistare la centenaria società (1909 la data di fondazione) sono stati frutto della sua fantasia finanziaria.
L'OMBRA DEL CAGLIARI Si è allungata visibilmente nella grande sala dell'albergo alla periferia di Bologna dove si è svolta la presentazione. A parte Porcedda, il direttore sportivo, Carmine Longo, si è affermato proprio nel Cagliari, gestendo dall'88 al '93 la squadra che è passata dalla C alla serie A per finire poi in Coppa Uefa. Questo prima che Cellino desse il benservito all'ingombrante ds. Ma è di Cagliari anche l'amministratore delegato, Silvino Marras, che ha avuto come mandato il compito di appianare in un anno il debito di trenta milioni lasciato in eredità dai Menarini. «Ma ci vorrà almeno un anno e mezzo, se non due», si è affrettato a precisare Marras, con un importante passato di ad del Cagliari Calcio.
IL CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE E sardo è quasi tutto il consiglio di amministrazione: Sergio Porcedda presidente, la moglie Gabriella Carta, il figlio ventiquattrenne Andrea, il vice presidente Lorenzo Giannuzzi, manager del "Forte Village", Silvino Marras, Tonino Tilocca, presidente della Sfirs, e Francesca Menarini, in rappresentanza del venti per cento rimasto nelle sue mani. Il residuo azionario sarà rilevato da Porcedda in tempi e cifre già stabiliti: il primo dieci per cento dopo due anni, il resto dopo tre. Una sorta di garanzia, caso mai dalle pieghe del bilancio salti fuori qualche debito al momento invisibile. E se nel frattempo decollasse il progetto stadio di proprietà, se ne occuperebbero i Menarini, costruttori di professione, come hanno sempre desiderato. Un buon modo per Porcedda per evitare ulteriori esborsi di denaro, «anche se il Dallara è La Scala, a confronto con il Sant'Elia», ha spiegato il neo presidente.
IL RICORDO Ma il Cagliari è apparso anche nelle parole della Menarini, quando le è stato chiesto quale sia stato il momento più doloroso della sua presidenza: «Il 5-1 subito a Cagliari due anni fa, che ci costrinse al licenziamento di Arrigoni. Per la prima e unica volta, ho avuto l'impulso di andare via dallo stadio per la vergogna. Poi mi sono detta che un presidente deve esserlo nel bene e nel male. E sono rimasta, ma è stato davvero un pessimo momento». Infine, Porcedda ha commentato con un sorriso e una frase di circostanza un singolare avvenimento: per la prima volta nella storia della serie A ci sarà un derby tra presidenti sardi, da una parte Massimo Cellino e dall'altra Sergio Porcedda. «Sarà emozionante, ma baderò solo alle sorti della mia squadra, cioè del Bologna», ha detto Porcedda.
CELLINO Dall'altra parte del Tirreno, Cellino assiste con benevolenza agli sforzi del suo mancato socio di cinque anni fa: «Porcedda entra nel calcio in un momento estremamente difficile, al punto che non so se adesso lo rifarei. Ne abbiamo parlato ma lui mi è sembrato fermamente convinto e entusiasta. È giusto che ciascuno insegua i propri sogni, io non posso fare altro che formulargli i migliori auguri». Cellino è meno cortese su una prospettiva di collaborazione con il suo nuovo collega: «Sino a quando ci sarà Longo di mezzo non se ne parla. A Porcedda l'ho detto chiaramente: non voglio avere niente a che fare con Longo. Mi dispiace, ma non c'è alcuna possibilità di collaborare. Per il resto, gli rinnovo gli auguri».
IL NUOVO PROPRIETARIO Dovrà far fronte a bisogni impellenti del Bologna. Tra fine contratto e prestiti, il club si ritrova con appena quindici giocatori. Longo chiuderà nelle prossime ore le trattative per Ekdal, l'anno scorso al Siena ma di proprietà della Juventus, è in piedi l'operazione per il nazionale uruguayano Perez («mi piace molto, speriamo che Paco Casal non voglia approfittarne», ha chiosato Porcedda), sullo sfondo c'è Dennis Dieckmeier, terzino destro del Norimberga, nazionale tedesco Under 21, scuola calcistica che va per la maggiore di questi tempi, visto il cammino della Germania al Mondiale.
IL PUNTO FERMO È l'allenatore, Franco Colomba (toh, un altro pezzo di Cagliari all'ombra delle torri), confermato dopo un sondaggio per Apolloni (finito al Grosseto) e Ballardini. Porcedda è apparso convinto della scelta: «Colomba è un bravo allenatore e una persona perbene. Gli ho solo detto di prestare maggiore attenzione ai giovani». Programmazione («giocare bene, non soffrire e fra tre anni disputare qualche partita all'estero», ha azzardato Porcedda), giovani, struttura agile, persone di fiducia. Sono le parole d'ordine del nuovo patron che nei prossimi giorni liquiderà il ds Fabrizio Salvatori e provvederà allo snellimento della società. Per navigare nel mare presumibilmente tempestoso di Bologna, Porcedda fa affidamento sulla sua cerchia: «In fondo questo è un divertimento, non lo faccio certo per i soldi. Ecco perché mi sono circondato di familiari e amici. Voglio condividere con loro la gioia di questa nuova avventura».
LE ALTRE ATTIVITÀ L'ultima («la più importante») di una serie di fortunate iniziative imprenditoriali. Porcedda ha iniziato dal basso, ha sfondato nel settore dell'abbigliamento, è un imprenditore turistico di successo (con il suo "Lido", storico stabilimento balneare del Poetto, il più grande d'Europa in muratura), e poi lo "Tsunami" di Santa Margherita di Pula, hotel e altre cosucce sparse tra Sardegna, Milano e Firenze. Uno dei pochi stop alla sua carriera di imprenditore, quando si è avvicinato al Cagliari, tentando di mettersi in società con Cellino, entrando nel cda rossoblù con cinque milioni di euro insieme a Giannuzzi e all'ex socio, Angelo Cerina. Tentativo portato avanti per un mese e naufragato il 14 dicembre del 2005, tra sorrisi e pacche sulle spalle. «Non c'erano le condizioni», minimizzò Cellino. Porcedda ci rimase male, anche se si rese conto che difficilmente l'accordo avrebbe funzionato, con un battitore libero («un fuoriclasse», dice Porcedda) come Cellino, uomo che ama stare solo al comando. Trascorsi quasi cinque anni nel silenzio, Porcedda è entrato nel mondo del calcio con il botto. Se ne è reso conto ieri mattina, sbarcando dall'Md 82 di Meridiana che lo ha portato da Cagliari a Bologna: sorrisi, richieste di autografi, strette di mano. Sino a ieri da queste parti era - detto con rispetto - un signor nessuno, da ieri è una delle persone più importanti della città.
DAL NOSTRO INVIATO IVAN PAONE