Giovedì 18 settembre 2025 - 11:31

LAVORO: SOCIAL IMPACT INVESTING, SARDEGNA APRIPISTA IN ITALIA

social impact investing cagliari
(CHB) – Cagliari, 17 nov 2016 - La Sardegna fa da apripista in Italia per il Social Impact investing, lo strumento di ingegneria finanziaria studiato per contrastare fenomeni di esclusione lavorativa e sociale come la dispersione scolastica minorile, la recidiva nella commissione dei reati e la disoccupazione di lunga durata. Con un fondo di 8 milioni di euro l’Isola è la prima Regione (e tra le prime in Europa) a mettere in campo lo strumento gestito dalla Sfirs (la società in house della Regione sarda) e nato dal Fondo sociale europeo. Il Social Impact investing (Sii) è stato presentato oggi a Cagliari durante i lavori del convegno “Gli strumenti finanziari e il Fondo Sociale Europeo in Sardegna”, organizzato dalla Regione (assessorato del Lavoro) e dalla Sfirs, che si chiude venerdì 18 nelle sale dell’ex Manifattura Tabacchi.

ASSESSORE MURA: STRUMENTO RIVOLUZIONARIO. Si tratta di uno strumento che l’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, definisce "rivoluzionario" e che segna "un cambio di passo delle politiche per il lavoro. Si riparte dal capitale umano – evidenzia Mura - valuteremo la remunerazione per le imprese investitrici in base all’impatto sociale e ambientale raggiunto. Gli imprenditori verranno remunerati in base al capitale versato, ma soprattutto potranno esserlo quando sarà verificato l’impatto sociale positivo realizzato con l’investimento attivato in favore delle fasce deboli della società. Si passa sempre più dalle politiche passive a quelle attive per il lavoro, questo è il nostro disegno, non vogliamo dare sussidi e lasciare le persone in una condizione di indigenza, dobbiamo riattivarle, includerle e farle diventare cittadini grazie al lavoro".

PACI: BASTA CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO. "Gli indicatori della crisi mostrano segni di ripresa del Pil e dell’occupazione – ha detto il vice presidente della Regione, Raffaele Paci, dobbiamo cercare di stimolare questi segnali e lo stiamo facendo attraverso il metodo della programmazione unitaria dei fondi. "Sono finiti i tempi dei contributi a fondo perduto per le imprese, vogliamo progetti e strumenti finanziari”.

MELANDRI: SARDEGNA LABORATORIO FONDAMENTALE. "Il laboratorio sperimentale della Sardegna sullo strumento del Social Impact investing è molto importante ed è urgente dargli attuazione completa" ha detto Giovanna Melandri, presidente di Social Impact Agenda per l’Italia. “Si tratta di un tipologia di strumenti che devono avere una grande spinta su scala nazionale: la Sardegna è sotto la lente e anche se le risorse sono per ora esigue porteranno dei risultati importanti".

DE VINCENTI (GOVERNO): NO A PROGRAMMAZIONE CALATA DALL’ALTO. Secondo Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, "c’è un nuovo modo di fare politica meridionalista: non più la programmazione calata dall’alto dei decenni scorsi, che stentava a cogliere i reali problemi delle comunità locali e disperdeva risorse, ma un nuovo metodo di lavoro basato sul confronto con le istituzioni locali e regionali”.

FITOUSSI: SARDEGNA PUNTI SUL BENESSERE. Secondo l’economista francese Jean Paul Fitoussi, intervenuto ai lavori, per lo sviluppo servono “politiche espansionistiche (non di austerità che invece lo impedisce) e non è un caso che l’Europa sia in una situazione di stagnazione da otto anni: con l’austerità si fanno politiche totalmente sbagliate per i Paesi in cui c’è recessione, non si capisce perché queste politiche sono considerate le sole giuste in Europa. Fitoussi – scrive il notiziario Chartabianca - sostiene che la Sardegna “soffre perché ha poco budget, ma la chiave vincente per l’economia dell’isola è la diversificazione: non si può prendere una sola direzione, bisogna puntare su settori diversi come agroalimentare, tecnologia, infrastrutture, turismo, ma con misure più efficaci e mirate. Quello che bisogna raggiungere è l’obiettivo del benessere, che non è diverso dall’economia reale, benessere significa educazione, occupazione, salute e sicurezza economica: sono cose reali, non immaginarie, che consentono all’economia di svilupparsi in modo globale e coeso, c’è produttività più forte e un Pil più alto quando le politiche sono giuste e orientate al benessere".

MANNONI (FONDAZIONE SARDEGNA): 60 MLN PER INVESTIMENTI SOCIALI. "Riserveremo 60 milioni di euro, il 6% del nostro patrimonio di circa un miliardo, agli investimenti a impatto sociale". Anche la Fondazione di Sardegna contribuirà al fondo Social Impact Investing: lo ha annunciato Carlo Mannoni, segretario generale della Fondazione di Sardegna, durante la tavola rotonda dedicata agli investitori nell'ambito del convegno sugli strumenti finanziari del Fse in corso a Cagliari. "Gli investimenti nella finanza privata – sottolinea Mannoni -vanno a una velocità più spedita di quelli pubblici che in Sardegna vanno comunque spediti e hanno successo, come il fondo del microcredito o il workers buy out. Noi siamo disponibili a valutare di investire in maniera coordinata e complementare a quella del pubblico, abbiamo già un impegno importante nell'housing sociale su cui ci sono 7 milioni su un fondo di 50".

BARBIERI (FIDICOOP): AGRICOLTURA DRIVER PER LA SARDEGNA. “L’agricoltura primaria, l’agroalimentare e la trasformazione – ha sottolineato Riccardo Barbieri, direttore generale del consorzio fidi Fidicoop - rappresentano i driver anche per la Sardegna e il sistema bancario si orienta verso questi settori che sono i più sicuri”. Secondo Barbieri “Bisogna innovare e standardizzare il prodotto come nel caso del Pecorino romano che oggi secondo alcuni è ottimo mentre l’imprenditore Flavio Briatore lo considera immangiabile perché troppo salato. L'innovazione che genera sviluppo si deve innestare non solo sulle zone costiere della Sardegna, già conosciute e apprezzate, ma soprattutto su quelle interne che rappresentano i saperi e i sapori e se valorizzate adeguatamente, permettono di superare il limite rappresentato dalla stagionalità”.

CUCCURESE (B. SARDEGNA): BANCHE DEVONO DARE SUPPORTO. "Sul Social Impact investing le banche devono giocare un ruolo di supporto, la Regione deve dare input e gli investitori devono fare investimenti – ha detto Giuseppe Cuccurese, direttore generale del Banco di Sardegna -. C'è un fattore culturale fondamentale da tenere in considerazione, fino a ieri le risorse erogate al sociale erano quasi un contributo a fondo perduto per mantenere la tranquillità sociale, bisogna invece pensare che la crescita sociale spinge la quella economica e queste iniziative potenzialmente daranno ricadute sul territorio, questa sarà la vera sfida. Siamo agli inizi e abbiamo a che fare con le start up che per definizione non possono essere bancabili perché non hanno una storia finanziaria", ha spiegato il manager, "per questo possono essere supportate con strumenti che non sono bancari ma riguardano gli investimenti".

LA SCHEDA. Il contrasto a fenomeni di esclusione lavorativa e sociale come la dispersione scolastica minorile, la recidiva nella commissione dei reati e la disoccupazione di lunga durata: sono tra i principali obiettivi del fondo Social Impact Investing avviato dalla Regione Sardegna, prima in Italia e tra le prime in Europa, a sperimentare questi nuovi strumenti di ingegneria finanziaria.

COME FUNZIONA. Il fondo ha una dotazione finanziaria di otto milioni di euro (sei dal Po Fse 2014-2020, Asse II “Inclusione Sociale” e due dal Po Fesr 2014-2020 Asse III "Competitività del sistema produttivo") investe sotto forma di capitale di rischio, in imprese o organizzazioni, con l’obiettivo di generare un impatto sociale, occupazionale e ambientale misurabile, insieme ad un ritorno di tipo finanziario. La remunerazione del capitale è direttamente legata al raggiungimento di un impatto sociale, oltre che al ritorno economico-finanziario per gli investitori.
Il fondo interverrà erogando prestiti, capitale di rischio o emissione di bond in favore di progetti con impatto sociale positivo. I settori di intervento saranno l’inclusione di lavoratori espulsi da comparti produttivi, interventi di politica attiva destinati ai giovani tra i 15 e i 20 anni con difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro e a rischio di l’esclusione sociale nonché interventi di inclusione attiva di detenuti ed ex detenuti.
Il Fondo di Social Impact Investing, che sarà gestito dalla Finanziaria regionale Sfirs, supera la logica del fondo perduto, impegnando i soggetti privati a restituire i finanziamenti ricevuti per dar vita alle proprie iniziative in una logica di compartecipazione finanziaria. Per gli investitori privati, vi è la possibilità di una remunerazione in funzione dei risultati raggiunti, grazie al risparmio ottenuto con gli interventi.

MISURAZIONE DELL’IMPATTO. Oltre ad essere sostenuta con un prestito da restituire a tasso zero, l’iniziativa imprenditoriale sarà misurata nel suo impatto sociale, e se raggiungerà gli obiettivi per i quali ha ottenuto il finanziamento, le sarà riconosciuto un premio stabilito ex ante. Il premio verrà ritagliato all’interno del risparmio delle risorse che la Regione avrebbe dovuto impiegare per realizzare in proprio interventi analoghi. Il Fondo inoltre punta ad attirare capitali privati che ne incrementino la dotazione, garantendo un vantaggio fiscale a chi li fornisce.

MANIFESTAZIONE D’INTERESSE. Contemplato nel pacchetto di misure della delibera “Priorità Lavoro”, approvata dalla Giunta regionale nello scorso giugno, il Social Impact Investing è un fondo rotativo. Attualmente sul sito web della Regione è attivo l’avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse da parte di investitori privati che intendono co-investire nel SII. Ultimata questa fase, nel primo trimestre del 2017 è prevista la pubblicazione dell’avviso di selezione delle iniziative imprenditoriali finanziabili dal Fondo. (CHARTABIANCA)