- "Un cambio epocale dell'attività di pesca in Sardegna": così i rappresentanti dell'assessorato regionale dell'Agricoltura, hanno definito la nuova applicazione sulla digitalizzazione dei dati sulla raccolta dei ricci in Sardegna con il tracciamento della risorsa nelle coste sarde e delle attività di prelievo in tutta la filiera, dal pescatore al consumatore. L'applicazione è stata consegnata stamattina alla Regione, nella sede di Agci di Cagliari, dai rappresentanti di Agci Agrital e dell'Università del capoluogo. La consegna rappresenta la chiusura del progetto “Appesca – Riccio di mare”.
NUOVO APPROCCIO. “Questo progetto apre a un approccio nuovo per la pesca sarda che crediamo potrà essere esteso ad altre attività professionali del settore in Sardegna - sottolinea Gianni Ibba, direttore del settore Pesca dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, intervenuto alla presentazione del programma finanziato dalla stessa Regione con Argea sulla misura 1.26 della Feamp con 150 mila euro di fondi pubblici (730 mila quelli complessivi per l’intera misura che copre in totale 4 progetti). Il progetto è stato realizzato da Agci Agrital, associazione capofila, in partnership con l’Università di Cagliari. Oltre ai responsabili del progetto, all’appuntamento hanno partecipato anche gli esponenti delle agenzie regionali Agris e Laore e dei pescatori coinvolti nell'iniziativa.
IBBA: DISPONIBILI A TROVARE NUOVE RISORSE. “È vero che, salvo eventuali modifiche della legislazione, per tre anni la pesca ai ricci sarà chiusa, ma bisogna approfittare di aver avviato questo percorso tra i pescatori. Per estendere queste modalità in Sardegna - aggiunge Ibba - c’è la nostra disponibilità nel trovare nuove risorse per portare avanti un progetto importante per semplificare il rapporto tra istituzioni e pescatori". Sulla stessa linea Marina Campolmi, responsabile dell'assessorato regionale per la misura 1.26 del Feamp. “Bene l’approccio dei pescatori verso queste innovazioni: siamo contenti se questa applicazione potrà dare una svolta affinché gli operatori capiscano che la Regione non è un nemico da fronteggiare ma un sostegno per tutelare il loro lavoro e la risorsa. Infatti il riccio vive una situazione critica. Speriamo che questo sia l’inizio di una collaborazione duratura”. Al momento l'applicazione viene utilizzata su base volontaria ma l'assessorato sta studiando le modalità per renderla obbligatoria.
TRACCIABILITA'. Tra gli aspetti tecnici che hanno destato l'interesse dei rappresentanti dell'assessorato c'è la tracciabilità del prodotto. Infatti l'evoluzione dell'applicazione prevede la possibilità di avere alcune informazioni come la data in cui è stato pescato, il luogo e se ha seguito un regolare percorso di filiera.
LOI (AGCI): TRASPARENZA E' FONDAMENTALE. “Negli ultimi dieci anni lo sforzo dei pescatori, con anche le loro associazioni rappresentative, è stato rivolto a tutelare le risorse e a una conoscenza ampia del settore. Tutto il comparto pesca in Sardegna, anche con questo progetto dà segno di come la trasparenza sia un fattore fondamentale - sottolinea Giovanni Loi, vice presidente Agci Sardegna e responsabile Pesca dell’associazione - tutti noi dobbiamo pensare al settore nel suo complesso assumendo ognuno il suo ruolo e la propria competenza e anche con questo progetto puntiamo a rendere più efficiente il comparto. Da qui proponiamo alla Regione che la app sia implementata per arrivare a tutti i fruitori come commercianti e ristoratori. E magari a organizzazioni di produttori per fargli sapere se c’è prodotto, dove e quanto. Uno sviluppo che preveda anche un accesso alla piattaforma da parte del consumatore".
IL TEST. Per la realizzazione del progetto di creazione della applicazione sono stati coinvolti dieci pescatori nella fase di test, per il primo anno, e quattro per il secondo. Il programma permette di rilevare dove, come e quanto si pesca il riccio di mare in Sardegna, ma anche monitorare le zone di pesca nell'isola per conoscere quali sono quelle più esposte al prelievo. Inoltre l’applicazione consente di far sapere, in tempo reale, quante ceste sono state prelevate in tutte le zone e, non ultimo, di aumentare i livelli di sicurezza e di semplificazione per gli adempimenti dei pescatori nell’elaborazione della raccolta dati del pescato, facilitando i rapporti con gli organi di controllo. In Sardegna, a oggi, sono presenti 189 pescatori professionali autorizzati (pesca a ricci di mare e altre specie come echinodermi, anemoni, gasteropodi, crostacei, spugne e pesci in apnea), di cui circa 160 sono attualmente operativi. Durante i lavori non sono stati presentati altri dati.
RICADUTE E SVILUPPI PROGETTO. "Tra le ricadute e gli sviluppi del progetto - sottolinea Andrea Sabatini, del dipartimento Scienza della vita e ambiente all'Università di Cagliari - c'è la facilitazione delle decisioni gestionali dell’amministrazione e dei pescatori, ma anche rendere tracciabile il prodotto. Questo anche perché se negli anni Sessanta il consumo del riccio era moderato, dagli anni Ottanta in poi la richiesta è stata sempre crescente e ha portato alla crisi della risorsa che conosciamo oggi". Secondo Luigi Atzori, del dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell'Università di Cagliari “attraverso la digitalizzare della raccolta dei dati il progetto permetterà di ridurre gli errori e rendere il processo più fluido e sicuro. Ma anche monitorare la risorsa riccio e tutta la filiera, fino alla commercializzazione, ristorazione e i consumatori. In questo modo si potrà certificare che il prodotto che arriva nei piatti è stato raccolto con un preciso processo che tutela la risorsa e la rende più sostenibile - conclude - la app consentirà anche ai pescatori un risparmio economico nella loro attività”. (CHARTABIANCA) mpig © Riproduzione riservata