- La Sardegna è la regione italiana dove i Comuni hanno il più alto indice di propensione al sociale. Iglesias occupa il 4° posto nella top-ten nazionale. Molti soldi spesi ( 260 euro persona/anno contro la media italiana di 130 Euro), ma con risultati concreti non corrispondenti alle risorse investite. L’Osservatorio nazionale Cisl sulle politiche sociali ha recentemente confermato (Report del 29 giugno 2015 sul “Welfare nei conti degli enti locali”) le denunce della Cisl regionale: in Sardegna sul fronte sociale si spende molto, ma male. Dalla lettura dei bilanci sociali emerge, infatti, che i Comuni sardi nel 2013 hanno dedicato al funzionamento dei servizi ( tecnicamente le spese correnti) 433,2 milioni di euro, poco più di 260 €/persona/anno. La media nazionale è di circa € 130 per ogni italiano /anno.
I DATI. La propensione al sociale – risultato del rapporto percentuale tra impegni di spese correnti della funzione servizi sociali (cioè asili nido, assistenza agli anziani e alle persone disabili e altri servizi sociali di base, esclusi il servizio necroscopico e cimiteriale) e impegni correnti di spese complessive – nei comuni sardi è stata pari nel 2013 al 25,9%. Seguono in questa classifica del welfare i comuni del Friuli-Venezia Giulia (24,4), quelli della Lombardia (16,6%), Emilia-Romagna (16,3%), Marche(15,8%), Trentino Alto Adige (15,5%), Toscana (13,3%).
PUTZOLU. “Indubbiamente – dice Oriana Putzolu, segretario generale Cisl regionale - si deve riconoscere ai Comuni sardi uno sforzo notevole sul fronte sociale. Ma i conti non tornano relativamente alle ricadute e all’efficacia di questa spesa. Per fermarci solamente ai servizi per l’infanzia a gestione pubblica, i dati ISTAT attestano che nel 2012 solamente il 34,7% dei comuni sardi li hanno attivati, che il servizio di asilo nido in quello stesso anno è presente solo nel 30,8% dei nostri comuni e che solamente il 9,3% dei comuni isolani dispone di servizi integrativi/innovativi per l’infanzia. Stesse considerazioni non entusiastiche si potrebbero fare per i servizi agli anziani. Mi risulta – aggiunge Oriana Putzolu - che fondi originariamente destinati alle politiche sociali per gli anziani, a un certo punto dell’anno, quando i sindaci si accorgono di non avere risorse per spese urgenti, per esempio qualche manutenzione non rinviabile, vengono tagliati sia pure parzialmente. In questo modo la qualità della vita nei nostri piccoli centri sarà sempre sotto la soglia della sufficienza”. “Al più presto – aggiunge Oriana Putzolu – chiederemo un incontro con l’ANCI Sardegna per definire, in un protocollo d’intesa, priorità e indifferibilità delle spese destinate ai servizi sociali. Anche dall’efficienza ed efficacia di queste ultime dipende la qualità della vita percepita”.