(CHB) - Macomer (Nu), 22 feb 2018. Un nuovo patto per il settore ovicaprino sardo tra produttori, trasformatori, Consorzi di tutela, confidi e sistema bancario, sotto la regìa della Regione, per una più efficace programmazione produttiva e finanziaria della filiera, sfruttando i segnali di ripresa e il credito innovativo (pegno rotativo sulle scorte e i “Pecorino bond”). È quanto emerso stamane a Macomer al convegno "La programmazione finanziaria annuale del comparto lattiero caseario ovicaprino, una panoramica”, da Fidicoop Sardegna e dalle associazioni di rappresentanza della produzione (Legacoop e Confindustria Sardegna) in collaborazione con il Consorzio di tutela del Pecorino Romano.
BARBIERI (FIDICOOP): BUONE PRASSI, CONFIDI CENTRALI. “C'è un nuovo approccio dei produttori sul mercato dell'ovicaprino anche alla luce del cambiamento dei fabbisogni finanziari delle imprese”, ha detto Riccardo Barbieri, direttore generale di Fidicoop, aprendo i lavori. “Il settore, insomma, è sempre più orientato a comportamenti coerenti e non a scelte speculative di breve periodo. Per questo il controllo della produzione è diventato centrale assieme alla diversificazione di prodotto e alla trasparenza dei dati delle aziende agricole”. Le regole dell'Unione europea sono un grande vincolo per le banche, “vincolo - spiega Barbieri - che si riflette sulle difficoltà di accesso al credito delle imprese. Qui - scrive il notiziario Chartabianca - entrano in gioco le garanzie messe in campo dai consorzi fidi combinate con i fondi pubblici che diventano un orientamento importante per affrontare meglio il rischio”. “Il soggetto pubblico non può intervenire sul mercato dell'ovicaprino per tamponare le emergenze ma può e deve agire in un'ottica strutturale e quindi per lo sviluppo del comparto”, aggiunge Barbieri. “La Regione nel 2015 ha riordinato i confidi e oggi si stanno stanziando nuove risorse per il fondo di garanzia, un'importante leva al servizio dell'accesso al credito, in attesa che strumenti finanziari per la debancarizzazione delle imprese diventino realtà”.
PECORINO ROMANO: I DATI. Una crescita del prezzo a inizio 2018 con un valore di 7,7 euro al chilo registrato a febbraio; incremento delle vendite in Italia nella stagione casearia 2016/2017 con un +12,6% e un mercato Usa, quello di maggior peso, in crescita del 30% sempre nel 2017. Sono alcuni dei numeri principali sullo stato di salute del Pecorino romano, illustrati dal presidente del Consorzio di tutela, Salvatore Palitta. Il valore alla produzione del 2016 è stato di 250 milioni e quello generato nel commercio del formaggio è stato di 484 milioni di euro, che in Sardegna costituisce la principale voce di esportazione di beni e valori, al netto dell’esportazione dei prodotti petroliferi. Bene anche il dato sulle giacenze, che a gennaio 2018 si sono ridotte di 80 mila quintali.
“Senza politiche di governo del sistema, come quella attuata con l’applicazione del Pegno rotativo sul formaggio e attivato con la Regione e l’Abi dal luglio 2017, il comparto è destinato a ripetere con ciclicità sempre più frequenti le crisi di valore – ha detto nel suo intervento il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano, Salvatore Palitta - la misura di finanziamento delle giacenze come il Pegno ha generato una rapida crescita del valore commerciale del formaggio, pur in presenza di un importante plus di magazzino nelle aziende”.
In base al rilevamento del Consorzio, il Pecorino romano è il formaggio di pecora più esportato nei Paesi dell’Unione europea con il 52%, poi ci sono Roquefort con il 28% e Queso Manchego con il 20%. Il sistema produttivo del ‘Romano’ nell’annata casearia 2016/2017 ha visto 11.236 allevamenti impegnati in italia di cui 10.939 solo in Sardegna per 41 produttori di cui 37 nell’Isola e 4 nel Lazio.
Le cooperative sarde contano 21 soci mentre le aziende private nell’Isola 13 soci e 3 non soci (nel Lazio sono 4 non soci). Le cooperative producono Romano per il 60,3% mentre il restante 39,7% è prodotto dall’industria privata. La produzione di Pecorino romano italiana è fatta per il 95,15% nella Sardegna e il 4,85% nel Lazio.
La crescita delle vendite di Pecorino romano in Italia nella stagione 2016/2017 ha segnato un +12,6% a fronte dello 0,6% di crescita degli altri pecorini.
CUCCURESE (ABI): ORA PIU' PROGRAMMAZIONE. “Oggi la situazione economica è in miglioramento, anche per il comparto l'ovicaprino - afferma Giuseppe Cuccurese, presidente regionale dell'Abi - ma siamo arrivati all'ultimo minuto. Quando a luglio del 2016 è stato emesso il decreto sul pegno rotativo la situazione era critica. È stata una delle prime volte che gli attori hanno capito la necessità di trovare una strada comune. Da settembre di quell'anno, abbiamo iniziato a lavorare e abbiamo impiegato sei mesi per trovare le norme attuative del decreto e per costituire il pegno presso terzi. Tutti abbiamo fatto bene il nostro mestiere. E siamo riusciti a bloccare il crollo del prezzo, cercando di utilizzare il magazzino per garantire il debito”.
“Il settore non sarà al riparo completamente, ma è stata messa una bella pezza. La convenzione sul pegno rotativo ha interessato l'Abi, la Regione e il Consorzio di tutela del pecorino romano, ma è stata aperta alle altre banche. Il tutto è stato fatto per non mettere in mora il comparto", dice Cuccurese. "I numeri stanno migliorando e adesso siamo allineati alla Penisola: stiamo sostituendo i prestiti con quelli in scadenza. Il dato più interessante, però, è che i consumi si stanno rialzando. Sono quasi due anni che i mutui casa crescono più della media nazionale, così come i prestiti personali e alcuni investimenti importanti. I fatturati sono tornati a crescere e quindi la necessità di capitale circolante e l'attività dei consorzi. Ma di strada ne dobbiamo fare ancora molta”.
“Un esempio positivo di finanza alternativa sono i minibond e i Pecorino bond. Ora si aggiunge il pegno rotativo che però deve diventare un vero strumento di sviluppo e di programmazione aziendale. Nel lattiero caseario, i fidi di campagna vanno bene ma scadono presto: il pegno rotativo è quello che mancava anche per riuscire a dare alle imprese un'impostazione di lungo termine”, conclude il presidente regionale dell'Abi.
ATZORI (LEGACOOP): FILIERA SIA PIÙ UNITA, UNA OP NON BASTA. Più unità e aggregazione nella filiera ovicaprina, più responsabilità dei soggetti impegnati nel settore, rafforzamento delle imprese nei nuovi mercati e la necessità di rimodulare il Psr in una visione moderna. Sono gli indirizzi su cui dovrebbe puntare il sistema del comparto ovicaprino secondo il presidente di Legacoop Sardegna, Claudio Atzori, intervenuto a Macomer. Atzori non ha risparmiato critiche agli attori del comparto. “Ognuno deve svolgere il suo ruolo assumendosi le proprie responsabilità e ne deve rendere conto - dice - oggi, con questo incontro, lo sta facendo il credito ma al tavolo manca un pezzo e speriamo ci possa essere molto presto. È necessario rafforzare le imprese e collegare i mondi all’interno del comparto ovicaprino”, aggiunge.
“Il Pegno rotativo è uno strumento utile a creare condizioni di programmazione nel mercato ma questo è solo una parte perché ci sono le risorse immesse dai consorzi fidi come le garanzie alla trasformazione e alla produzione - spiega Atzori - oggi assistiamo a un buon risultato che non ci deve, però, far pensare che tutto sia risolto perché ci sono ancora troppi numeri che non vengono esaminati a dovere come quelli sui produttori di Pecorino romano: oggi 41 caseifici sono troppi”.
PINNA (CONFINDUSTRIA). Stabilità del sistema con una minore variazione dei livelli di produzioni e prezzi, una struttura produttiva più competitiva e meno frazionata e maggiore spinta su nuovi mercati. Sono alcuni degli obiettivi che il sistema ovicaprino sardo dovrebbe raggiungere per uscire dalla crisi e per essere competitivi, individuati da Pierluigi Pinna, in rappresentanza di Confindustria Sardegna, durante il convegno di Macomer sul sistema del credito nel mondo ovicaprino.
"Abbiamo voluto partecipare ai nuovi strumenti del credito nel settore per far crescere il sistema dando spinta alle imprese per uscire dalla crisi - aggiunge - in questo senso bene il lavoro della Regione e lo strumento del pegno che ha dato un ottimo risultato. Ma questo è solo un primo passo perché la programmazione finanziaria deve continuare e deve essere affiancata ad altri tipi”. Per Pinna “è importante entrare nei nuovi mercati - dice - oltre quello italiano e Usa ce ne sono tanti altri e si deve spingere sull'internazionalizzazione guardando a mercati in espansione. Si deve programmare e trovare strumenti adeguati”.
Per l’esponente di Confindustria, scrive il notiziario Chartabianca, “il Consorzio dovrà aggiornare il Disciplinare di produzione del Pecorino romano, un processo in itinere ma da concludere perché attualmente è inadeguato”. Secondo Pinna “sarà necessario rafforzamento il Romano all’estero e, con la Regione, deve rilanciare l'immagine di questo prodotto, non solo come utility”.
Non ultimo “la gestione dei surplus del latte che ogni tanto si verificano”. Per Pinna “non si può chiedere all’allevatore di fermarsi ma anche loro devono entrare nell'ottica di saper gestire tutti insieme le quantità se no le altre programmazioni non sarebbero efficaci - conclude Pinna - bisogna dare stabilità al settore perché una crescita troppo elevata del latte e del Pecorino porta a una caduta rovinosa dei prezzi: evitiamo gli eccessi di fluttuazioni di produzione e prezzi".
L’ASSESSORE PACI. “In agricoltura è necessario il rafforzamento della struttura produttiva, legandola a incentivi regionali. E il lavoro fatto con i confidi va in questa direzione”, ha detto Raffaele Paci, assessore regionale della Programmazione. “Stiamo parlando di rafforzamento, di avere manager preparati e innovazione tecnologica”. Secondo Paci, il pegno rotativo ha dato i suoi frutti. “La Regione ha fatto riunire gli attori facendo moral suasion e i risultati si sono visti. Non abbiamo risolto definitivamente i problemi, ma il picco della crisi è stato superato con uno strumento valido anche per programmare il futuro”. (CHARTABIANCA)