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Mercoledì 13 novembre 2024 - 03:04

BOVINI: PROGETTO ‘CLIMALAT’ LATTE ARBOREA - UNISS: MENO STRESS DA CALDO MAGGIORE PRODUTTIVITÀ E BENESSERE AMBIENTALE

3A latte arborea
(CHB) - Arborea (Or), 07 lug 2022 - Eliminare lo stress da caldo negli allevamenti con vacche gravide permette di evitare che le generazioni successive, figlie e nipoti, generino minor produzione di latte, considerato che gli animali mantengono una memoria metabolica dell’esperienza fatta nella loro vita fetale.
È il messaggio lanciato oggi ad Arborea da alcuni dei più importanti esperti internazionali di settore, Geoff Dahl (dell’Università della Florida, Usa), il professor Tom McFadden (Università di Alberta, Canada) e Pasquale de Palo (docente dell'Università di Bari) durante il seminario tecnico organizzato dalla cooperativa Latte Arborea e inserito all’interno del progetto ‘Climalat’ che vede proprio la 3A azienda capofila.
Il programma, che ha il coordinamento scientifico di Alberto Stanislao Atzori, docente di nutrizione del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, mira in particolare a studiare le ripercussioni dello stress da caldo sugli animali, nel breve e lungo termine, ma anche a capire come gli animali rispondono alle ondate di calore e gli effetti rispetto alla stagionalità delle produzioni e al conferimento del latte. Altri elementi centrali del progetto, la definizione di strategie che permettono di sostenere il benessere animale e un minore impatto ambientale degli allevamenti bovini da latte.

PROGETTO. Il programma ‘Climalat’, di durata biennale (questo è il primo anno), è finanziato dalla sottomisura 16.2 del Psr 2014/2020 con oltre 390 mila euro e coinvolge, in questa fase, 12 aziende del territorio di Arborea dotate di alta tecnologia. Questa, infatti, permette di registrare una elevata quantità di informazioni utili allo studio, come i robot per la mungitura, i sensori per registrare ogni singolo animale e i passaggi nelle aree di mungitura, nelle varie fasi del giorno, ma anche stazioni meteo per monitorare la temperatura e sistemi per registrare la quantità di mangime utilizzato. Tra gli altri obiettivi del programma c’è quello di capire all'interno delle stalle di Arborea, come i problemi di stress da caldo negli animali possano influenzare lo stesso benessere animale, le produzioni di latte, la stagionalità dei conferimenti (meno latte d'estate rispetto all’inverno), oltre alla qualità del latte, soprattutto nella stagione estiva, o la redditività economica delle stesse aziende. Altra finalità del progetto è quella di estendere le conoscenze che si otterranno nelle aziende target del programma alla maggior parte delle imprese di allevamento di bovine da latte della Sardegna, attraverso il trasferimento delle informazioni raccolte a fine programma.

SEMINARIO. Il messaggio degli esperti lanciato dal seminario di Arborea, dunque, è stato chiaro: rinfrescare gli ambienti di allevamento anche nelle categorie improduttive, soprattutto nelle vacche gravide, è necessario per evitare lo stress da caldo che si ripercuote nelle generazioni future. Un fattore che porterà gli animali a produrre meno latte. Ma tra gli altri aspetti trattati durante i lavori, ai quali hanno preso parte anche i vertici della cooperativa, sono stati evidenziati quelli legati alle ripercussioni dello stress da caldo nelle ghiandole mammarie degli animali, dal punto di vista metabolico o fisiologico, e le differenze tra la razza ‘Bruna' e quella ‘Frisona' nella tolleranza allo stress da caldo. Su questo punto, dalle conclusioni del seminario, è emersa la maggiore tolleranza proprio della razza ‘Bruna’.

BENESSERE ANIMALE. “La definizione e l’adozione di strategie efficaci contro lo stress da caldo negli animali, in particolare vacche da latte anche per le categorie produttive in stalla, è fondamentale per il mantenimento di alti standard di benessere animale ma, soprattutto, per un miglioramento delle performance produttive dei singoli animali e di tutta la mandria nel tempo - sottolinea al notiziario Chartabianca il coordinatore del progetto Alberto Atzori - questo elemento ha forti ripercussioni anche sugli indicatori di qualità ambientale degli allevamenti stessi. Una perdita produttiva, infatti, comporta un aumento dell’intensità delle emissioni di gas serra e delle escrezioni animali per unità di prodotto venduto. In sostanza - conclude il docente dell’Università di Sassari - meno latte vuol dire maggiore concentrazione di emissioni e impatti anche per l’ambiente”.
Il progetto proseguirà con le sue attività e seguiranno ulteriori incontri e seminari.   (CHARTABIANCA) red © Riproduzione riservata agricoltura