- Da ieri a lavoro per più trasparenza sul mercato del grano duro. Parte ufficialmente la nuova Commissione Sperimentale Nazionale (CSN) per l’indicazione dei prezzi e, "dopo 11 mesi di inaccettabile stop, portiamo a casa un risultato importante, ma che è ancora parziale". Cia-Agricoltori Italiani rinnova così la sua soddisfazione e rilancia su tutte le urgenze “salva-grano” Made in Italy.
LE RICHIESTE. Servono ancora strumenti a supporto della Commissione prezzi, chiarisce Cia, come il decreto giacenze più volte rinviato dal Governo, ma anche interventi di maggiore sostegno per il comparto, dal potenziamento dei contratti di filiera al riconoscimento di un prezzo medio di produzione.
Dunque, prosegue la mobilitazione nazionale di Cia che ha raccolto, in pochi mesi, già 73 mila firme su change.org e portato sul tavolo del ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida, il dossier di richieste e proposte sottoscritto da agricoltori e cittadini, enti e istituzioni, a partire da 40 Comuni pugliesi.
L’impegno della Confederazione continuerà, quindi, anche all’interno della Commissione. Nel collegio, infatti, Cia avrà la sua rappresentanza, e tutta al femminile, con l’imprenditrice di Foggia, Silvana Roberto, e l’imprenditrice marchigiana di Fermo, Marisa Cococcioni.
IL PUNTO NEI DATI. Nell’ultimo anno, il prezzo del grano duro è crollato da 560 a 330 euro a tonnellata e sono forti i rischi che il prezzo possa scendere ancora, mentre i costi di produzione sono aumentati del 40% per gli agricoltori, a cominciare dai prezzi di fertilizzanti e gasolio agricolo sempre più alti. Va ricordato che il grano duro, con oltre un milione e trecentomila ettari, è la prima coltura a superfice del nostro Paese che ha il primato europeo per produzione, mentre a livello globale è secondo solo al Canada. Una coltura di eccellenza che è alla base della pasta, simbolo del Made in Italy nel mondo, parte importante della Dieta Mediterranea e Patrimonio Unesco.