Dorgali, 04 gen 2010 (La Nuova Sardegna) - Sarà un anno di crisi anche questo 2010? «Nel 2009 le piccole aziende turistiche hanno retto incrementando le presenze», risponde Massimiliano Troncia, 35 anni, presidente del consorzio "Cala'e luna Booking" che raggruppa dieci alberghi con 600 posti letto. Alla Cep (Cooperativa edile proletaria, 14 soci, 42 addetti, fatturato superiore agli 8 milioni di euro) «la crisi si è fatta sentire ma siamo riusciti a tenere stabile l'occupazione», conferma l'amministratore Sebastiano Loi. E la cantina sociale, quella che trasforma le uve di Marreri e di Isalle, pianure conquistate dalle lotte dei primi anni della Rinascita per consegnare le terre a chi le lavora? Brinda al nuovo anno anche lo stabilimento del Filieri: «Abbiamo chiuso il bilancio con 4 milioni e mezzo di euro, un incremento del 4 per cento su quello precedente», dice il presidente Francesco Pira, 59 anni. E snocciola le cifre: «Un milione di bottiglie da tre quarti, un milione mezzo da due litri». A quanto avete pagato l'uva? «Mediamente a 80 centesimi al chilo». Niente crisi? «La difficoltà non sta nel vendere ma nel riuscire a farsi pagare subito dai clienti che la crisi sentono». Va bene il caseificio della Dorgali Pastori (204 soci, tre milioni e mezzo di litri di latte lavorato, presidente Pino Lai, 46 anni, ovile a Osalla). Lai: «Quest'anno la produzione potrebbe salire del 30 per cento». Perché la cooperazione a Dorgali è vincente? «Per una mentalità moderna, per una diffusa cultura del lavoro». Tirano e competono sui mercati la cooperativa olearia dorgalese (388 soci, seimila chili lavorati nelle annate buone, presidente Serafino Cucca). E tante altre coop. Quella «Isalle-Orrule» guidata da Filippo Sotgia noto "Lana" governa un patrimonio di diecimila pecore. «La cooperazione a Dorgali è obiettivamente trainante in tutti i settori, dal primario al post-industriale», dice il sindaco Tonino Testone, cardiologo. «Certo che la crisi si è fatta e si fa sentire. Ma il saper fare dorgalese supplisce con una creatività da manuale».
Creatività che arriva da lontano. Certificata dalla storia antica di un paese del fare, dove il senso comunitario è più radicato di quello individualistico. Le attività di ieri sono quelle di oggi. Resettate dalle nuove tecnologie, internet è patrimonio collettivo. Graziano Basolu, pellettiere, ha ceduto il suo «Sardinia souvenir» alla figlia Barbara di 28 anni. Era cresciuto alla bottega nuorese di Pasquale Lovicu. Dov'è il miracolo, l'eccezione dorgalese? Basta fermarsi nella sala del Consiglio comunale e capire che la Dorgali del 2010 ha solo cambiato pelle ma con le radici del 1910. Tradizione e innovazione. Ma col valore aggiunto modernizzazione-cooperazione. Ecco, in bianco e nero, la Dorgali che fu. Salvatore Sotgia, "broccarzu", artigiano di brocche in ceramica, Antoni e Tattanu Spanu maniscalchi, Zizza Marras tessitrice, Luisa Anghelu ricamatrice, Paolo Loddo ceramista, Secondo Patteri e Martino Muggiano orafi, Paulinu Pira Dolè ebanista e Zizzu Ungredda carpentiere del legno. Quelle attività c'erano e ci sono. Con tessitrici moderne e orafi. Agli ebanisti di un secolo fa si sono sostituiti gli artigiani della coop falegnami San Giuseppe, hanno piazzato manufatti anche in Australia.
Cooperative impensabili nella stragrande maggioranza dei paesi sardi. C'è il Consorzio dei trasporti marittimi, raggruppa otto società, titolari di undici barconi da 60 a 350 passeggeri. Fino al 31 dicembre lo presiedeva Pierluigi Ticca, 46 anni. «Abbiamo un unico ufficio, impiegati in comune, una sola biglietteria. Siamo nati nel 1985, andiamo avanti bene, compatti. Nessuno pensa di sgambettare un concorrente ma solo di garantire servizi efficienti. E c'è da fare per tutti». Lavorano otto guide turistiche (due donne) unite nella cooperativa "Ghivine" e nella società "Atlantikà" che riunisce in consorzio dieci società di servizi turistici. I soci parlano le principali lingue europee. Presidente Giampaolo Mula, 57 anni, in servizio da venti: «Siamo per il Forza Paris in economia, uniti si risparmia e si vince. Ci siamo associati per avere maggiore potere contrattuale col Comune, col demanio». Un vostro segreto? «Garantire sempre qualità: da una escursione alle immersioni subacquee, dal trekking alle gite a cavallo, dalle passeggiate in mountain bike ai kayak. Diamo ciò che i turisti vogliono. Per fortuna i nostri clienti pretendono il meglio e siamo orgogliosi nel saperlo offrire».
Cooperative colonna economica di un paese simil-Emilia ma che non è né Barbagia e non è Ogliastra, non è Baronia né Nuorese, ma è Dorgali punto e basta. Durgàle nella parlata locale. Un paese come pochi altri. Paese di coop e consorzi fatti in casa, ma anche di aziende private formato famiglia. Un'isola con un'anima mercantile robusta. L'ufficio statistiche del Comune, con Maria Tedde, certifica un numero di «aziende commerciali assestato fra 220 e 230». Le attività artigianali «intese come botteghe artigiane e laboratori di prodotti tipici» sono circa 80, di cui 28 nell'enogastronomia (artigiani del pane, pasta e dolci). Quindici i laboratori dell'oreficeria. E ancora: botteghe per la ceramica, la pelletteria, la tessitura, la scultura, la lavorazione artistica del legno, del marmo, del vetro. Ancora Maria Tedde: «Nell'albo artigiani della Camera di Commercio di Nuoro vi sono circa 400 iscritti con sede a Dorgali». Ma non basta: le attività di agriturismo sono 17 «la gran parte delle quali recentemente costituite in Consorzio». Cresce il numero delle strutture ricettive: 25 alberghi, un camping 4 stelle, 14 B & B.
Alcune aziende sono leader. La "Esca", dolci tipici e pasticceria, di Pietrina Esca (72 anni) e dei tre figli ha un posto di rilievo non solo in Sardegna «con una media di 32 dipendenti all'anno, 3500 quintali di produzione, fatturato in incremento del 5 per cento sul 2008», conferma uno degli amministratori, Stefano. Cifre in crescita al Pastificio Sale, nei panifici. Gianfranco Fronteddu, titolare di "Enodelizie" in via Lamarmora, dà uno sguardo ai conti del 2009 e dice che «pur con un calo di vendite sono stati i prodotti locali a dettar legge. I clienti chiedono il made in Durgàle, dai vini ai formaggi, dalle ceramiche ai tappeti». Per non parlare degli artigiani dell'oreficeria, fra i più apprezzati in Italia.
E la Dorgali del jazz, dell'estate con gli incontri culturali a Gonone? E la Dorgali dell'arte? Salvatore Fancello aveva cominciato da apprendista nella bottega di ceramica e cuoi di Ciriaco Piras che si era a sua volta formato alla scuola cagliaritana di Francesco Ciusa. Per continuare con Pietro Mele. E, per stare ai giorni nostri, Antonio Secci e Caterina Lai (una mostra delle sue ceramiche è ancora aperta nella libreria Miele Amaro di via Manno a Cagliari). Il tutto conferma che Dorgali è paese dinamico nel fare e versatile nel creare. Giuseppe Ruiu, assessore alla Cultura: "Sì, siamo un paese virtuoso in Sardegna, possiamo fare meglio, ma il modello-Dorgali gioverebbe alla Sardegna». Mario Melis, ex presidente-mito della Regione, sardista, ex sindaco di Oliena, aveva detto: «Se ogni paese fosse come Dorgali, la Sardegna avrebbe risolto i suoi problemi economici».
GIACOMO MAMELI