Roma, 14 gen 2010 (CHB) - Una legge per lo spettacolo dal vivo, attesa da tanto tempo; nuove norme sulla lirica nella cui stesura vengano coinvolte anche le fondazioni; una moderna legislazione sul cinema con un'attenzione particolare alle sale di città; risorse certe e adeguate; maggiore attenzione della politica e delle istituzioni verso lo spettacolo. Sono questi per Alberto Francesconi, presidente dell'Agis, i cinque interventi urgenti che non possono più essere rimandati e senza i quali lo spettacolo italiano non ha un futuro. Lo scrive la testata online www.giornaledellospettacolo.it
Entrando nel dettaglio delle urgenze, Francesconi afferma che "la legge per lo spettacolo dal vivo è ancora in discussione alla commissione Cultura della Camera e, fatta salva la sicura buona volontà di tanti parlamentari, dopo i ripetuti annunci di imminente e unanime approvazione, i mesi continuano a passare, facendo crescere la preoccupazione in chi ha visto troppe leggi inciampare all'ultimo minuto; le nuove regole sulla lirica, continuamente annunciate, sono tutt'ora in ‘lavorazione' al ministero per i Beni e le Attività Culturali, ma le fondazioni restano ai margini, se non del tutto fuori questo importantissimo lavoro". Il cinema invece, secondo il presidente dell'Agis, "vive un momento di sostanziale tenuta sul mercato, ma si fa più fosco il futuro per le essenziali sale di città per le quali urgono provvedimenti urgenti delle istituzioni nazionali e locali, così come è urgente una moderna legge sul cinema in stanca discussione al Senato".
Sulle risorse, "il Fus - dice Francesconi - è dato troppe volte per superato o addirittura morto, ma fino ad oggi questa discussione ha favorito solo la sua continua, pesante limatura e ha prodotto troppo pochi interventi alternativi".
Infine, "la disattenzione sostanziale della politica e delle istituzioni verso lo spettacolo è l'unica vera costante bipartisan che lega gli ultimi due decenni di intervento pubblico, insieme ad una attenzione clientelare per una parte dello spettacolo, soprattutto in sede locale, che è molto dura a venire meno e che a nostro avviso è tra le negatività che impediscono allo spettacolo di dare il meglio di se stesso".
Per Francesconi, a fronte di tutto ciò, anche gli operatori hanno però le loro responsabilità: "troppi annunci di cambiamenti virtuosi hanno avuto seguiti limitati,troppe resistenze corporative hanno continuato a prevalere, troppa contiguità con i comportamenti negativi della politica ne ha condizionato l'agire. Non c'è più molto tempo per cambiare strada. Anzi, ce n'è pochissimo. E allora, diamo con energia e coraggio il segno di ciò che siamo".
"Alziamo la voce uniti - conclude Francesconi - per rivendicare il nostro ruolo, abbandoniamo finalmente e definitivamente le piccole logiche settarie. Rivendichiamo, così, il diritto ad una esistenza non solo dignitosa ma ricca di significato. Se lo sapremo fare, il nostro grande pubblico ci seguirà e la stessa politica dovrà finalmente guardarci con rispetto". (chartabianca 15:00)